Di menzogne e amicizia

Eravamo amiche. Sì, d’impulso scrivo che lo eravamo. Quale amicizia si basa sulla menzogna? In quale amicizia non si è felici per le piccole cose che l’altro/a raggiunge a gran fatica? In quale amicizia ci si pone un gradino sopra l’altro? In quale amicizia si mente senza motivo?

Pensavo che in amicizia fossimo tutti uguali, che le discussioni fossero rafforzative di un rapporto ormai consolidato e non distruttive. Pensavo che le mancanze dell’uno fossero colmate dall’altro in modo naturale e non pesate. Pensavo che non esistesse la possibilità  di rinfacciare all’altro  l’aiuto offerto in un momento di forte necessità.

E quindi quell’amicizia era una menzogna? Forse no. O almeno, non da sempre.

Forse il tempo ci cambia, non sempre in meglio. Forse è colpa mia.

Continuare a sperare che una persona possa rispecchiare i nostri desideri, è sbagliato. Talvolta bisogna prendere delle decisioni e riflettere su quanto siamo disposti a sopportare le menzogne. E penso di essere arrivata ad un limite.

Non dire gatto …

… se non ce l’hai nel sacco!

Iniziare l’anno con dei buoni propositi non è mai stato il mio forte, però quest’anno desideravo (e speravo … ci credevo, insomma) qualcosa di diverso. Un po’ di calma.

C a l m a   p i a t t a .

Oh, quanto la desideravo. Il problema, forse, è che credevo fosse davvero possibile. Pensavo ci fossero dei buoni presupposti e invece zaaac!

Niente calma piatta.

Quanto la desideravo. La desidero ancora, e questo rende ancor più difficile arrendermi all’idea che non è così, che me la posso anche scordare. Eppure questa volta pensavo anche di meritarmela un po’ di calma.

 

Il file è andato, non può essere riparato.

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A volte ritornano

E’ trascorso quasi un anno dall’ultimo post e, me lo ricordo bene, decisamente, quel momentaccio.  Ho sempre voluto riprendere a scrivere, ad impegnarmi in questa cosa che è molto al di fuori di quel faccio e di cui mi occupo quotidianamente. Diciamo che l’ansia, però, ha preso il sopravvento nella mia vita e, pur avendone voglia, ho sempre lasciato in secondo piano questo (pseudo) blog.

Un anno è tanto tempo, ne sono successe parecchie negli ultimi mesi e … chissà quante altre ne succederanno. Nel frattempo ho deciso di curare la mia ansia e, soprattutto, le sue cause, ma ne parleremo sicuramente. Sto meglio? Ed è una domanda che pongo direttamente a me stessa : stare bene è ancora un parolone, però ci stiamo lavorando 😉

 

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Il mood del giorno #2 : maledetti

Vi capita di trascorrere dei momenti belli, ma belli belli, anzi che dico, giorni interi, un susseguirsi di belle giornate, nuove, allegre, spensierate?

Mi era capitato. Poi arriva sempre il maledetto/a di turno a rovinare tutto.

Quindi, dicevo, ho deciso che li chiamerò maledetti, come disse scherzosamente una mia Dott scherzando, solo che io non scherzo e lo ripeto : SIETE DEI MALEDETTI.

E’ triste pensare che le persone non abbiamo uno scopo nella vita e per questo giocano a far perdere la speranza a chi, almeno un minimo, ce l’aveva. Sono stanca, triste e molto stufa di questa gente che mi tratta come una piccola nullità e io, che in fondo ci spero ancora, mi ritrovo con gli occhi gonfi. Ma sapete che vi dico? Mi deve venire il ciclo, sò gli ormoni, tiè!

Non vi meritate le mie lacrime ed i miei occhi gonfi che non riesco nemmeno a studiare. Perché? Perché siete dei maledetti.

Io vorrei una cosa molto semplice, che mi si lasci stare. Ma alla fine è così difficile?

Vorrei alzarmi la mattina quando dico io, fare colazione come e dove voglio io, girare per casa in tranquillità, farmi i cavoli miei, studiare, uscire e invitare gente a casa come diamine dico io, senza nessuno che in nessun modo mi faccia roteare le ovaie. Vorrei vivere come dico io. Senza queste catene che mi sento addosso, perché è facile far sentire una persona in gabbia, ma da soddisfazione? Rovinare, anzi, NON SI DICE ROVINARE, che poi ci credi per davvero per carità, si dice CONDIZIONARE (che tanto poi il risultato sempre quello è) la vita di una persona, ti rende un poraccio/a. E ti fa stare bene? Me lo domando spesso e spero di no. Ma mi domando anche, e allora perché? Perché bisogna necessariamente proiettare sugli altri le proprio insoddisfazioni, le frustrazioni, minchia, perché?

Ricominciare

Ebbene sì. L’abbiamo detto ieri, è settembre, il mese ansiogeno, e tutto ricomincia. Ma tutto tutto.

Agosto è come Natale, si vive in una bolla spensierata, una bolla in cui si pensa che il tempo sia fermo e resterà sempre così. E invece nnno! Da una parte mi piace anche l’idea che tutto torni alla “normalità”, ma dall’altra anche no. Io, da sempre, convivo con questo dualismo, sarò bipolare?

Dicevo, tutto ricomincia. E riprende la mia storia. Quella con la mia terapeuta. Eh sì, alla fine ci sono andata anch’io in terapia.

Dopo più di un mese di stand by, un mese previsto, il più l’ho aggiunto io perché so essere anche una pessima paziente, si ricomincia. E sono in parte contenta e in parte no. Sono un’insieme di cose che io, da persona estremamente ansiosa, non so affrontare con la calma che richiedono. Tante piccole cose che mi fanno vivere questa vigilia come un non so, ci devo proprio andare?

Per anni, anzi, per la tutta la vita, ho subìto le mie ansie, ho fatto scelte che tali non erano in realtà, ma erano imposizioni della mia mente alle quali non mi opponevo, e ora basta. Ho, tuttavia, sviluppato un’autostima così bassa al punto da sentirmi insicura nel prendere un mezzo pubblico diverso dal solito, o meglio, nel farlo da sola. Perché? Per tanti motivi, e adesso, alla mia tenera età mi trovo a dover lottare per cose che al mondo intero appaiono normali, come viaggiare da soli, prendere un treno, entrare in metro.

L’ansia non è razionale, la mia parte ragionevole mi dice che ho già fatto questo viaggio ( e altri, tra l’altro ho anche vissuto in una struttura per studenti per conto mio per qualche anno!) più volte sempre da sola e allora perché quest’ansia mi deve scassare ancora la minchia? Ricordo di una volta in cui andai tranquillissima, ma ero in ansia per un altro motivo, della serie ansia scaccia ansia!

E dopo più di un mese mi mette ansia (diciamolo di nuovo, magari mi passa!) anche il dover ricominciare, o meglio, riprendere questo percorso, perché è chiaramente un impegno e quando le cose iniziano a farsi serie, io inizio a tirarmi indietro, lo faccio sempre. E lo sto facendo anche con la terapia, e le ho detto chiaramente che sto opponendo resistenza.

E niente, quindi domani si ricomincia.

Pensatemi.

Settembre

Mi sveglio, preparo la colazione, scorro la bacheca di facebook e vedo tanti di quei benvenuto settembre che prendo e chiudo alla velocità della luce. Prendo il telefono (e certo che senza pc o smartphone proprio non ci so stare), apro instagram, peggio me sento!

Non so a voi, ma a me Settembre ha sempre messo una certa ansia, stessa cosa per Gennaio, e quello è un altro discorso. In questo mese si presuppone che tutto ricominci, prima era la scuola, poi l’università, poi ehm, ancora l’università. Impegni su impegni che ricominciano. Visite da fare, diete da iniziare (?), iscrizioni in palestra da validare (?). E tra soli tre mesi, dico tre, proprio tre, è Natale. E inizia a fare buio presto, e che ansia, e il freddo e bla bla, insomma.

Un’altra cosa che faccio, per cui sto sviluppando un’ossessione, è osservare l’ora del tramonto, perché a me proprio non va giù che alle 4:00 pm inizi a fare buio, mi prende quella morsa allo stomaco già ora a vedere che la sera alle otto è già buio. Quindi inizio a farmi prendere da questa angoscia, e poi ricomincio a sperare quando, verso metà Dicembre, le giornate iniziano poco a poco, di qualche secondo, ad allungarsi, e sto lì a fare il tifo, giorno dopo giorno. E la storia si ripete.

Diciamo che ogni scusa è buona per farmi prendere dall’ansia. Se non è per una cosa, è per un’altra, è il mio modus vivendi.

Però ci sono anche tante cose positive. Ecco, ora proprio non mi vengono in mente, però ci sono. Ci sono?

Disegnare

Quando ero piccola trascorrevo il mio tempo a colorare, avevo quei libri pieni di disegni ed ero tranquilla così. Crescendo ho iniziato a disegnare, nulla di che, trovavo immagini che mi piacevano e che pensavo sarei stata in grado di riprodurre, e lo facevo. Lo facevo discretamente bene.

Ero soprattutto una tipa da fumetti, mi piaceva tantissimo perché mi rilassava, erano i miei momenti preferiti. Musica o film di sottofondo ed ero in un altro mondo.

Col tempo però ho smesso, mancanza di tempo, mancanza di voglia. Anche se, di tanto in tanto, avevo quell’impulso che ti prende la mano e DEVI prendere penna e foglio e soddisfare questa voglia. Mai nulla che andasse oltre i fumetti, però.

Negli ultimi mesi, invece, sta accadendo qualcosa di molto diverso. Complice, forse, anzi, sicuramente, il nuovo percorso che sto affrontando mi ha dato una spinta in più, ma da circa sei mesi, ho ripreso. All’inizio mi sembrava una sciocchezza, il solito impulso, quindi ho strappato un foglio da un quaderno a quadretti e ho dato sfogo all’impulso. Cavolo, è venuto bene, ho pensato. E che soddisfazione, che piacevole sensazione che mi ha lasciato prendere un foglio bianco e creare qualcosa con le mie mani!

L’impulso non se ne era andato. Ho recuperato, quindi, un vecchio album da disegno. Ho fatto un secondo disegno, poi un terzo, un quarto, un quinto disegno e ora sono al numero SEI!

La sensazione è bellissima, così come può essere antipatico fare una cosa che non ci soddisfi eh, ma in generale è piacevole. Io faccio delle foto durante le diverse tappe del disegno e, riguardandole, resto sempre meravigliata e mi viene il sorrisetto da ebete. Sia chiaro, non è che io sia così brava, la cosa bella è quello che si prova.

Ho comprato un nuovo album, tante matite, pennarelli a punta sottile. Quando arriva la sera, musica, film e ciao!

Quando ce vò ce vò

E perdindirindina. Quando ci vuole, ci vuole.

Avete presente quelle persone che si lamentano giorno e notte dicendo ah, non ho amici, ah, quei pochi che ho non mi considerano, mi trattano male e questo e quello? Eh. Io sì, mannaggia la miseria.

Feci questa conoscenza, un po’ di tempo fà e, all’inizio sembrava che con questa persona ci si potesse parlare anche di cose che vanno oltre l’università. Già da subito manifestò tutto il suo disappunto nei confronti di quelli che riteneva suoi amici, gli unici amici, e già questo doveva mettermi in allerta. Mi chiede anche di uscire tutti insieme e di darle un parere su di loro, sul modo in cui viene trattata, perché si sente trascurata, maltrattata, ignorata. La mia constatazione è che viene trattata, invece, coi guanti.

Il tempo passa e mi propone una serie di collaborazioni e io ci sto, mi sembrava ok. Appunto. Sembrava. Peccato che non faceva altro che sminuirmi, dirmi quanto lei fosse brava e farmi capire che non capissi niente, che doveva correggere le mie cose nelle relazione che dovevamo consegnare (e non sarò Manzoni, ma nemmeno lei, visto che alcuni orrori di ortografia da apostrofi in eccesso ad h rimaste a casa, li ho visti e continuo a vederli), e veramente tante altre cose che forse scriverò più in là.

In questa collaborazione il problema, che in realtà non doveva essere tale, è che tutte le comunicazioni arrivano sulla sua mail a suo nome, perché io collaboro. Già la prima volta le ricordo di inoltrarmi le comunicazioni. Aò.

Passano due anni, ogni volta la stessa storia, identica. Mai una volta che mi avesse inoltrato una comunicazione, roba che io venivo a sapere da altre persone o perché mi rendevo conto che qualcosa stava cambiando.

Bene. Dopo due anni di incubazione, le ho dato il mio vaffanculo (scusate se lo ribadisco, perdonate l’ostentazione, ma capitemi!) più grande.

All’ennesima sua mancanza, le ho telefonato ribadendo con educazione ma con toni decisi, che di nuovo, nonostante le avessi chiesto più volte questa cortesia (che poi doveva essere proprio un dovere), ancora una volta venivo a sapere di nuovi cambiamenti perché mi vedevo negato l’accesso ad una pagina. Ennò. Soprattutto se la risposta che si riceve è “ma io sono fatta così” e “mi hai ferito”.

Io sono sicuramente una rompiscatole, ma vedete, il concetto che pensavo fosse molto semplice, è questo : a me di come le persone gestiscono la loro vita, non me ne importa nulla, della frequenza con la quale controllano la posta nemmeno, ma se si lavora in squadra, il minimo è fare più attenzione, sapendo che quelle informazioni devono essere condivise. Controllare la mail e inoltrare, non mi sembra un lavoro pesante, del resto. E, mettere in mezzo il “sono fatto così”, non fa che evidenziare la immaturità e la mancanza di rispetto nei confronti degli altri. Perché dopo due anni, ma che davvero!?

E quindi, vaffanculo. Lascio perdere queste collaborazioni che ti logorano il fegato, lascio stare queste persone piene di sè che non perdono occasione per sminuirti o fare strane insinuazioni. Non voglio altra ansia e incazzature nella mia vita.

Probabilmente l’errore è stato anche mio. Perché in questi anni le ho permesso di trattarmi in questo modo. Molto garbatamente, ma comunque con decisione, le facevo notare che doveva avvisarmi e, forse, ha pensato che tanto non mi sarei mai incazzata seriamente, visto che per molte altre cose faceva un po’ quel che le pareva. Tra l’altro ho imparato un’altra grande lezione, mai prestare cose di valore a certe persone, perché se ne impossessano!! Penso di aver addirittura scritto un altro post su questa situazione, quindi immaginate quanto io sia sveglia!

Ma ora basta, sono stufa di persone che si sentono superiori a prescindere, che tentano di farti sentire una piccola nullità, che pretendono di trattarti a loro piacimento e, nonostante tutto, nonostante anche telefoni riagganciati così, perché erano incazzati ma non se erano accorti però! nonostante questo, pretendono le tue scuse perché si sono sentiti feriti dalla mia reazione.

Insomma, un’altra cosa che sto imparando è che vaffanculo is the answer!